Immagina una sera in un campo profughi circondato da una rete che ti
separa dal mondo.
Si vive una realtà particolare in un’area recintata, sovraffollata di
persone. Ci sono altre 150000 persone, quasi la città di Livorno, in un ammasso più o meno ordinato di tende e baracche, senza infrastrutture,
servizi e senza strutture amministrative.
Ogni persona è scappata da situazioni ancora più difficili, di violenza, privazioni, paura e dolore, e quella rete ora li protegge e ora li incatena.
Lì in scarsità di finanziamenti, in condizioni ambientali e di sicurezza
difficilissime, e in località remote e poco raggiungibili, lo stato è assente.
La sicurezza delle donne sole e dei bambini non accompagnati non è garantita.
Lì, dietro quella rete, c’è la speranza di iniziare un nuovo percorso in cui
tentare di restaurare la normalità, tentare di ritrovare quei diritti che i
rifugiati hanno visto calpestati e annullati, la speranza di poter recuperare, un giorno fuori, la propria
dignità.
"una sera al campo profughi"
acrilico e colori ad alcol su tela 50x70 cm
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